La Guerra d’Indipendenza Americana scaturì per colpa della Canapa!

Risulta che la Cannabis fosse già presente sul territorio americano quando arrivarono i primi coloni: probabilmente è approdata nel nuovo mondo grazie alle esplorazioni e commerci ad opera di fenici, ebrei e cinesi a partire VI secolo prima di Cristo. Si suppone però che i coloni non fossero avidi nel coltivare Hemp, mentre la madrepatria considerava questa prassi obbligatoria: gli inglesi necessitavano di parecchia Canapa per mantenere al meglio la loro immensa flotta navale che comprendeva diverse navi sia mercantili che da guerra.

Già nel 1533 Enrico VIII obbligò per legge ogni contadino a coltivare almeno un quarto di acro a Canapa o lino per ogni 60 acri di altre coltivazioni e tale prassi venne estesa all’America. Nel 1603, i puritani di Jamestown furono i primi a mettere in piedi coltivazioni intensive di Canapa e furono messi sotto contratto dalla Virginia Company che, nel 1606 insieme alla Plymouth Company (sua succursale), ebbe la concessione da parte del re Giacomo I d’Inghilterra di creare degli insediamenti stabili in diverse aree geografiche del Nord America, dando così vita alla prima idea di quelli che divennero gli stati americani sulla costa atlantica. Per la cronaca, la Virginia Company è la stessa che fondò le grandi piantagioni di Tabacco, importandone nuove varietà dai Caraibi da miscelare a quelle native della Virginia, primo stato di cui fu fondatrice (nel 1624 divenne ufficialmente colonia inglese dopo che il re sciolse la società, rea di aver massacrato i coloni di Jamestown nel 1622, già terribilmente colpiti dalla malaria negli anni precedenti).

Nonostante il terribile sfruttamento dei coloni, la produzione di Canapa continuò incessantemente e, col nascere degli stati, cominciarono a circolare le prime imposizioni legislative: rispettivamente nel 1637 e nel 1639 le corti generali di Connecticut e Massachusetts ordinarono a tutte le famiglie di piantare almeno un cucchiaio da thè di semi di Canapa “per contribuire ad avere un supporto di biancheria e lenzuola per loro stessi”. Molti stati li imitarono di conseguenza varando leggi sensibili sull’argomento… l’Hemp fu talmente valutato all’epoca che venne usato anche (e soprattutto) per pagare le tasse.

Fino al 1776, i governi continuarono a passare tali leggi che incoraggiavano i contadini a coltivare Canapa, addirittura, la Virginia arrivò a multare salatamente chi non si attenesse a questo adempimento. Intanto, vari lobbisti furono ingaggiati per promuovere ed educare le masse sull’importanza dell’Hemp e furono pubblicati molti libri a riguardo col fine di rendere la Canapa il marchio di fabbrica americano per autonomasia.

Lo sfruttamento subdolo da parte dell’Inghilterra non finì qui: alle colonie sotto la corona fu proibito di lavorare la Canapa e di tesserla in loco, così vennero rese totalmente dipendenti dalla patria anche sotto quest’aspetto commerciale… l’Inghilterra ci guadagnò doppiamente perchè, ottenendo materiale grezzo dalle colonie, potè incrementare la propria forza lavoro interna, la quale raggiunse l’apice durante la prima rivoluzione industriale che, guarda caso, ruotò attorno all’invenzione di una macchina a vapore per tessere proprio la Canapa per la flotta navale e che fu poi perfezionata per filare il cotone. La fibra, una volta lavorata, tornava in America come prodotto finito: carta, vestiti, tende, cordame, lenzuola, olio per lampade etc…

Il mercato fu bombardato di Canapa e molte persone migrarono verso le colonie per lavorare nelle coltivazioni; tra questi c’erano molti irlandesi che cominciarono molto presto a rivendicare le proprie abilità di coltivatori. Avendo però ottenuto scarsi risultati, decisero di boicottare i prodotti provenienti dall’Inghilterra. Questo può sembrare solo un piccolo movimento di persone, invece quel gesto gettò le basi per lo scoppio della guerra d’indipendenza.

In preparazione alla guerra, gli obblighi di seminare Canapa furono resi ancora più severi e la sua coltivazione aumentò esponenzialmente, soprattutto per sopperire anche alla produzione di vestiti e carta.

L’industria della carta nacque appunto grazie all’Hemp: tutta la carta del mondo, all’epoca, era fatta di Canapa. La goccia che fece traboccare il vaso fu proprio un bollo che il Regno Unito mise sulla carta che, come sopraccennato, poteva essere prodotta solamente in madrepatria, come tutti i prodotti derivati dalla pianta. I coloni si ribellarono subito a tale imposta che gli inglesi giustificarono prontamente, spiegando che era in vigore anche in patria ma furono comunque costretti a toglierla immediatamente; al suo posto presero piede altre imposte indirette su prodotti come carta (ancora!), vernici, piombo e thè. A tal proposito, nel 1773 ci fu il cosiddetto Boston Tea Party, durante il quale alcuni commercianti americani del thè, insieme ai coloni chiamati “Figli della Libertà” vestiti da indiani, assalirono e affondarono alcune navi della compagnia inglese del thè e organizzarono un boicottaggio totale delle merci provenienti dalla madrepatria. Il Regno Unito reagì molto duramente a questo affronto e, nel 1774, sollevò da ogni incarico governativo tutti i coloni, sostituendoli con governatori mandati da Londra.

In questo modo, il malcontento dei coloni salì alle stelle e, leggendo dei phamplet pubblicati su carta in Canapa come il “Common Sense” (Senso Comune) di Thomas Paine, si convinsero a prendere le armi contro l’Inghilterra. Pubblicato il 10 gennaio 1776, l’autore, politico, rivoluzionario e filosofo inglese, si rivolge ai coloni intimandoli a ribellarsi per ottenere l’indipendenza quanto prima dall’impero inglese, col quale il rapporto non era vantaggioso in nessun termine, nè economico nè politico. Nella sua opera, Paine spiega che il legame con la madrepatria inibiva tutte le possibilità commerciali con paesi terzi e coinvolgeva le colonie in conflitti con altre potenze europee da cui non traevano alcun vantaggio. Considerato uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America, insieme a George Washington e Benjamin Franklin, Thomas Paine era portatore di una visione politica che vedeva come necessità primaria il dover costruire una repubblica in Nord America che avrebbe, secondo la sua previsione, portato ad un rinnovato ordine mondiale con la conseguente rottura dello squilibrio economico-politico esistente fino a quel momento tra gli stati europei, con il fine di garantire uno status duraturo di pace e prosperità nel futuro.

Quella di Paine si presentava a tutti gli effetti come un'”ideologia commerciale”: il commercio avrebbe infatti permesso di trasformare il sistema internazionale stimolando i contatti e le relazioni tra le genti, costruendo intrecci di interessi comuni, mostrando l’inutilità della guerra e dei tradizionali antagonismi nazionali. Il commercio avrebbe così avuto un effetto civilizzatore. Tutto ciò attribuiva un ruolo ai futuri Usa nella trasformazione dell’ordine mondiale e per questo la causa americana diventò la causa dell’umanità. L’eccezionalismo americano non era però visto come isolazionista, ovvero, l’America non era concepita in maniera distaccata dall’Europa. Quest’idea traeva ispirazione dalle molte altre idee politiche circolanti in Europa da diverso tempo e le applicava in una chiave diversa e nuova, ispirata dal linguaggio biblico, oltre che da quello illuminista, mettendo così insieme pensiero liberale e protenstantesimo radicale (egli stesso era un quacchero).

Il 4 luglio dello stesso anno, il 1776, fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America ma ciò non segnò affatto la fine della guerra, anzi: i primi focolai belligeranti si manifestarono attorno al 1775 e si protrassero in una lunga guerra che nel 1778 coinvolse tutte le potenze europee per il predominio sui mari e sui territori coloniali…tutte appofittarono della crisi che l’Inghilterra dovette affrontare; la Francia si alleò con gli americani assieme a spagnoli e olandesi, la Gran Bretagna potè contare sull’aiuto dei tedeschi.

Dopo alterne vicende, la sconfitta britannica a Yorktown contro le forze franco-americane guidate dal generale George Washington e dal generale Jean-Batipste de Rochambeau, segnò una svolta decisiva della guerra che si concluse ufficialmente col trattato di Parigi, firmato nel 1783. Con la pace, gli Stati Uniti furono riconosciuti dal Regno Unito, che dovette cedere alla Francia il Senegal, Santa Lucia e Tobago, alla Spagna la Florida e Minorca e all’Olanda le sue colonie asiatiche.

Da allora in poi, quel che rimase dell’impero britannico fu costretto ad acquistare Canapa e relativi manufatti dalla Russia che ne divenne il maggior produttore ed esportatore al mondo.

Soltando dopo che ci furono problemi con Napoleone nel 1814, il Regno Unito riconobbe ufficialmente la libertà di commercio degli Stati Uniti d’America, acquistando direttamente dalle loro ex colonie l’Hemp necessario alla propria flotta navale.

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