Cannabis Light sotto sequestro preventivo

A Monte San Giovanni Campano è stata posta sotto sequestro una piccola coltivazione di Cannabis Light.

Secondo la legge 242 approvata a dicembre 2016, i coltivatori che si apprestano a piantare Cannabis a scopo industriale non sono più obbligati ad denunciare la coltivazione. Dal momento che le coltivazioni di Canapa stanno sorgendo ovunque in Italia, sarebbe opportuno che le forze dell’ordine si documentino prima di commettere errori grossolani.

Ad oggi, i canapicoltori non sono una categoria tutelata. Come si può intervenite per evitare brutte sorprese? Fondare l’ennesima associazione? Oppure insistere per far sì che proprio le forze dell’ordine svolgano il loro lavoro nel pieno rispetto della legge?

Intanto riportiamo la storia di un associato al PiantaGrane Social Club e agli Amici di Nonna Canapa, il signor Bernardini.

Il 14 settembre è uscita, sul sito del quotidiano locale di Monte San Giovanni Campano, la notizia della scoperta di una piantagione di marjuana. Le piante, 123, alte ormai più di 4 metri hanno attirato l’attenzione della polizia che si è recata sul posto con unità cinofile per verificare la natura della coltivazione. Riportando le parole della Procura: “Potrebbe trattarsi di cannabis light (quella legale), ma in attesa di ulteriori e imminenti verifiche, la Polizia ha posto tutto sotto sequestro. È bastata una soffiata a mettere in allerta le forze dell’ordine. Intorno alle 15 dell’altro pomeriggio è scattato il blitz della squadra volante della Questura, coadiuvata dagli operatori della Polizia Scientifica e dalle unità cinofile, coordinate dal dottor Flavio Genovesi. Quelle che un tempo dovevano essere solo delle piantine, stavano invece crescendo forti e rigogliose e tante avevano superato i 4 metri di altezza. Sono state trovate in un fondo in aperta campagna, dove si accede da una stradina interna molto impervia. Qui il proprietario le aveva sistemate tra ulivi e altri arbusti, forse nel tentativo di camuffarle.

Del resto, la zona è talmente impervia che difficilmente qualcuno avrebbe potuto notarle. Invece, gli uomini della Polizia sono riusciti a scoprire la piantagione e a sequestrarla. Sono in corso le indagini della Procura che ha nominato un perito per valutare l’esatta natura delle piante messe a dimora, il rispetto dei parametri ai fini della coltivazione con espresso riferimento al tasso di THC.”

https://www.ciociariaoggi.it/news/cronaca/65880/sequestrata-una-piantagione-di-marijuana-in-un-terreno-123-rigogliose-piante

La reazione a tale azione immotivata non ha tardato a farsi sentire: le due associazioni sopracitate, a cui il proprietario delle piante è affiliato, hanno redatto una lettera indirizzata alle forze dell’ordine, precisamente all’attenzione della Questura di Frosinone per chiarire la situazione. Ci auguriamo che tali situazioni non si verifichino più; i canapicoltori sono già all’erta per sventare eventuali furti o danni a loro indirizzati specialmente durante il periodo del raccolto, e non è giusto che debbano giustificarsi anche davanti alla legge…

“Spett.le Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico,

mi rivolgo a voi in qualità di Presidente dell’associazione culturale denominata PiantaGrane Social Club, a seguito del sequestro subito il giorno 12 settembre scorso dal socio n. 4/2018 dle progetto CoInFuSo il sig. Fausto Berbardini.

CoInFuSo è un progetto sperimentale sostenuto da due associazioni: “PiantaGrane Social Club” e “Gli Amici di Nonna Canapa” (come da allegato) ed è l’acronimo di “coltiviamo insieme un futuro sostenibile”. Il progetto ha l’obiettivo di diffondere una cultura corretta inerente la canapicoltura, promuovendo la ricerca, la formazione e l’informazione sull’argomento.

Essendo promosso da due associazioni gli aderenti al progetto CoInFuSo risultano iscritti ad entrambe. Le associazioni possiedono dei sacchi di semi certificati e ne hanno destinata una parte al suddetto progetto di sperimentazione, gli associati possono ritirare i semi devolvendo una quota al progetto come da sottoscrizione.

Le nostre associazioni suggeriscono di compilare la “comunicazione di semina” agli associati e di consegnarla presso la caserma dei carabinieri del corpo forestale competente, come forma preveniva per i sequestri di questo genere. La “denuncia di semina” alle caserme di tutte le FFOO non è più obbligatoria con la pubblicazione delle lg. 242/16, con la normativa in vigore è stata superata l’autodenuncia ed è stata introdotta la de-responsabilizzazione del coltivatore di piante di cannabis sativa Linnaeus. I vuoti legislativi permangono ad oggi, e la nuova possibilità di coltivare “liberamente” delle piante certificate con basso contenuto di 9THC (<0,2% cert UE) è complicato.

(In allegato parere professionale sul THC attivo)

Noi associazioni ci interfacciamo con i rappresentanti pubblici, politici e privati, siamo impegnati in progetti di ricerca e informazione, diamo la possibilità di sperimentare agricoltura dalle aziende ai privati nell’ambito della canapa e sapevamo che situazioni come queste erano prevedibili, in passato sono state ricorrenti. Per questo ci rendiamo disponibili ad un colloquio telefonico in cui possiamo chiarire alcuni punti.

La nostra preoccupazione deriva dal fatto stesso che un cittadino che possiede la documentazione richiesta come da legge 242/16 e dimostra di essere un bravo cittadino che consocia la canapa certificata alle piante dell’orto domestico debba subire una perquisizione personale e domestica, della sua persona, della figlia maggiorenne e della malcapitata amica della stessa.

Il sig. Bernardini ha ulteriormente dimostrato la sua correttezza.

La legge che dovrebbe essere presa in considerazione è quindi la 242/16 sulla coltivazione di canapa industriale a scopo sperimentale all’interno di un progetto associativo e non la DPR 309/90 art 103 sulle sostanze stupefacenti.

In un momento di grande crisi nel settore della canapicoltura a causa dei furti continui nei campi è l’ennesimo contrattempo di una legge incompleta che non ci tutela a sufficienza.

I canapicoltori rappresentano una categoria non tutelata a sufficienza dalla normativa vigente, bensì criminalizzata.

Dimostrato che le piante non contengono sostanze psicoattive saranno tolti i sigilli?
A cosa serve l’ulteriore perito?

Prevenendo ulteriori ingiustificati disagi chiediamo si tenga da conto delle seguenti imprecisazioni riportate sul verbale:

Nella prima pagina è stata battuta la dicitura errata “canapa indiana” anziché “cannabis sativa l.” poiché la pianta è identificata con la dicitura dei testi di botanica o con il nome volgare di “canapa sativa” oppure allegando al sostantivo l’attributo indicante il sito geografico della coltivazione, italiana.

All’ultima pagina del verbale si parla dell’acquisizione del seme di canapa da parte del sig. Bernardini. Dato che la legittimità del possesso di semi e piante tramite la tracciabilità è un concetto chiave della legge vigente 242/16, ribadito nella circolare del Mipaaff 5053/18 ci teniamo a chiarirlo. Il sig. Bernardini in qualità di aderente al progetto Coinfuso è diventato automaticamente socio di entrambe le associazioni promotrici e comproprietario dei beni associativi. Come socio ha ritirato le quantità previste dall’accordo di partecipazione sottoscritto, non ha quindi acquistato seme bensì ha ritirato un bene associativo corrispondendo la quota prevista.

Il mappale è il sistema con cui sappiamo tutti gli associati dove coltivano e quanti semi hanno ritirato ed è visionabile su richiesta. Abbiamo gli originali dei cartellini e campioni di seme in sede associativa a seconda della proprietà.

I soci privati possono coltivare i semi conferiti e in cambio devono rilevare dati di crescita e di osservazione con cui compilare un questionario per la ricerca nel settore.

La diffusione dell’immagine della pianta al fine di informare sulle differenze tra legali e illegali è un argomento a noi caro, sin dai primi albori della legge attuale sosteniamo la diffusione della canapa come pianta ornamentale per prevenire allarmisti deleteri e dispendiosi in energia e denaro per tutti i suoi protagonisti, incluse le FFOO implicate.

Come team del progetto CoInFuSo chiediamo, dunque, di togliere i sigilli all’orto del sig. Bernardini e ci rendiamo disponibili per maggiori chiarimenti alle vostre rappresentanze in merito alle problematiche e al sistema di produzione e ricerca della canapicoltura.

Distinti saluti,Marta Lispi

Presidente ass. cult. “PiantaGrane Social Club”

 

 

Condividi sui tuoi social!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *