La Cannabis può curare il cancro: più di 100 studi lo dimostrano

Il NIH non lo ammette ancora, ma pubblica studi su pubmed che sostengono la tesi che la Cannabis curi il cancro

La Cannabis può curare il cancro e ci sono diversi pazienti al mondo che erano in fin di vita, o per lo meno è quel che i medici hanno riferito loro, che possono testimoniarlo.

In rete ci sono  moltissime persone che affermano di essere guarite grazie all’uso di Cannabis, dopo aver ricevuto una diagnosi di malattia incurabile o terminale, oppure dopo aver fallito le cure convenzionali, come la radio e la chemioterapia.

Sono moltissimi i casi di guarigioni da leucemie (anche fulminanti) in piazienti statunitensi e canadesi di tutte le età, bambini compresi. Alcuni di loro hanno aperto blog, canali YouTube e pagine web per portare a più persone possibili la loro esperienza.

Gli scettici sono molti, complice il fatto che la Cannabis è stata proibita negli USA per più di 80 anni e lo è ancora in buona parte del mondo.

Nonostante le ideologie, forti e radicate, ci sono tanti studi che dimostrano che questi pazienti guariti non sono né pazzi né, tantomeno, dei miracolati o prove viventi che l’effetto placebo funzioni.

Sono più di cento gli studi che dimostrano che la Cannabis può curare efficacemente il cancro. E il perché è semplice: come tutti gli esseri vertebrati di questo mondo, possediamo il Sistema Endocannabinoide, il quale, oltre a regolare l’omeostasi, i cicli circadiani e quindi, l’appetito, il sonno, la reazione allo stress e i maggiori sistemi vitali come quello riproduttivo e digerente, è diretto responsabile della modulazione della risposta antinfiammatoria, in particolar modo dell’apoptosi.

L’apoptosi è una delle più importanti funzioni di difesa antitumorale di cui il corpo umano dispone: consiste nel suicido cellulare programmato. Quando una cellula smette di funzionare in maniera corretta, come nel caso di infezioni virali o tumorali (alcuni virus sono riconosciuti responsabili della proliferazione tumorale), le cellule “impazzite” vengono eliminate aumaticamente grazie al Sistema Endocannabinoide che, prontamente, le riconosce.

Il nostro Sistema Endocannanoide può essere considerato come una sentinella adetta a sorvegliare che le più importanti funzioni vitali rimangano intatte e che funzionino correttamente.

Quando si presentano sistuazioni particolari di stimolazione continua del Sistema Endocannabinoide, questo può smettere di funzionare correttamente, e può essere sufficiente uno stato di forte stress prolungato nel tempo.

Il meccanismo di base è semplice: se il Sistema Endocannainoide, che può essere in certi casi paragonato ad un sistema di allarme e riparazione dei danni, altamente specializzato ma allo stesso centralizzato nel Sistema Nervoso Centrale, viene super stimolato inutilmente per molto tempo, magari per contrastare semplicemente l’effetto del cortisolo (l’ormone dello stress), le sentinelle del Sistema smettono di inviare una risposta adeguata per riparare i danni dei livelli troppo alti di cortisolo (è come se il Sistema si arrendesse ed accettasse la condizione di stress).

A quel punto, i danni cominciano ad essere percepiti a livello fisico, i cui sintomi principali sono: stanchezza cronica (astenia), ipertensione, abbassamento del sistema immunitario, calo della libido, osteoporosi, iperglicemia, insonnia, disturbi gastrointestinali, edema, irsutismo e ciclio mestruale sregolato nelle donne.

Tutti disturbi che sono associati ad un aumento del cortisolo, ribattezzato l’ormone dello stress, nel sangue. Lo stess psico-fisico severo è diretto responsabile di moltissime patologie, anche molto gravi, ed è allo stesso tempo un’affezione assai comune per chi vive ai ritmi del mondo occidentale.

Il cortisolo causa tutte le situazioni riportate poco sopra in quanto si tratta di un ormone che viene secreto dal nostro corpo quando, in natura, viene percepito un pericolo costante che può essere una carestia, un incendio di dimensioni importanti, il cambio di habitat.

Tutte queste situazoni possono essere sopportate dal nostro fisico per un periodo di tempo limitato: un incendio, una carestia non durano per sempre. E ad un cambio di habitat, dopo lo stress iniziale ci si può abituare.

Non possiamo più ragionare come se vivessimo nella foresta: siamo ben lontani ormai da quello stile di vita che prevedeva sicuramente alzarsi con le prime luci del sole, l’andare a dormire con le ultime luci della sera, il cibarsi strettamente di ciò che è necessario, e soprattutto il riposo e il lavoro in estremo equilibrio.

Oggi quasi nessuno mangia lo stretto necessario, quasi nessuno si svegia all’alba e va dormire al tramonto, e non ci riposa mai adeguatamente per il lavoro che si svolge, sia esso fisico o mentale. Ed è fondamentale sapere che il cortisolo viene prodotto anche da una dieta eccessivamente ricca di carboidrati e proteine animali, da un’assenza di riposo adeguato, da atività sportive troppo intense, forti preoccupazioni, gravidanze…

Nonostante ciò, non ci siamo ancora evoluti abbastanza per sopportare livelli così alti di cortisolo, una dieta ricca di zuccheri e carboidrati e povera di fibre e vitamine, e una vita così lontana dai ritmi della Terra.

A questo punto il nostro Sistema Endocannabinoide, la nostra sentinella, non reagisce più ad ogni singolo intruso perché ormai ce ne sono così tanti che non vale più la pena avvisare.

Quando si arriva a toccare il fondo, ci si ammala. Alcuni medici e fisiologi già nei secoli scorsi provarono a correlare l’insorgenza di tumori ai traumi, che altro non sono condizioni psico-fisiche di stress severo, condizioni che sfuggono al controllo del nostro Sistema che non sa più come reagire.

Lungi da me discutere sulle cause dei tumori: possono essere infinite e anche la ricerca moderna sta prendendo la buona abitudine di prendere in considerazione più paramentri e non solo quelli più superficiali, come i fattori ambientali, che possono essere degli scatenanti e non solo la causa (risulta difficile spiegare perché a parità di condizioni ambientali, sesso, età, alimentazione, alcuni soggetti si ammalino ed altri no, perciò è importante determinare la salute psico-fisica di ogni individuo).

La chemioterapia ha fallito

Esistono più cure per il cancro: durante gli anni ne sono state provate diverse ma solo tre sono state approvate dalla medicina allopatica e sono: radioterapia. chemioterapia e asportazione chirurgica.

Tutte e tre le terapie hanno mostrato delle grosse falle, la più clamorosa è sicuramente imputata alla chemioterapia, che di recente, è stata definita da The Lancet come mortale: la prima causa di morte per cancro al mondo è non è il camcro ma è proprio la chemioterapia.

Incoraggiante! La recente affermazione deriva da anni di studi che hanno raccolto i dati di migliaia di pazienti affetti da cancro ed in cura con la chemio provenienti da tutto il mondo.

Esiste una cura universale per il cancro? E se si quale?

Nel corso del 900 tanti fisiologi hanno cercato la soluzione, ma nessuno è riuscito a soddisfare i requisiti della nascende medicina allopatica (quella chiamata erroneamente tradizionale e che mira a curare i sintomi anziché prevenire le cause).

La Cannabis sta invece suscitando l’interesse di tutti gli Stati del mondo dal momento che ha sempre fatto parte della civiltà umana, l’ha aiutata a diventare quello che è, e soprattutto dal momento che le materie prime necessarie al sostestamento di un numero così grande di esseri umani, come lo è oggi, non basterebbero a consentire una crescita del benessere (o del business) mondiale.

Dobbiamo tenere bene a mente che la Cannabis è stata rega illegale per favorire le aziende della carta fatta con cellulosa di alberi (prima era fatta di canapa), e per favorire le aziende petrolchimiche che hanno dato poi origine all’industria farmaceutica.

La Cannabis può sostituire molti farmaci, quasi tutti, e poco prima che venisse proibita, a partire da metà ‘800 si poteva facilmente tovare in farmacia l’estratto di Cannabis per curare qualsiasi male.

Il brutto fatto è che curava davvero qualsiasi male, perciò non ci sarebbe stato nessun tipo di profitto per la nascente industria farmaceutica…

Adesso, dopo aver constatato i fallimenti della medicina allopatica, si sta pian piano tornando alle origini, quando il medico era in primis un esperto erborista, psicologo, igienista e fisiologo. Al giorno d’oggi, la magiorparte, più di prescrivere pillole e studiare come primo farmaco il paracetamolo non sanno fare.

Il NIH, il National Institute of Health, il corrispettivo del Ministero della Salute americano, citava la Cannabis come “cura” per il cancro l’anno scorso, e da quest’anno si è aggiornato scrivendo che “non ci sono evidenze che la Cannabis curi effetivamente il cancro, ma di certo ne mitiga i sintomi”.

Quindi, secondo il NIH, il Ministero della Sanità americano, la Cannabis è in perfetta linea con la medicina allopatica, che tratta la sintomatologia delle patologie, e, nonostante sia una pianta, viene considerata come farmaco e può essere commercializzata come tale.

C’è però da puntualizzare che il governo americano ha più volte finanziato ricerche che potessero dimostrare quanto affermava lo stesso in precedenza, ovvero che la Cannabis non abbia valore terapeutico.

Peccato che, dagli anni 60 in poi, i risultati di tali studi hanno portato a soluzioni diametralmente opposte: il dottor Lester Grinspoon di Harvard fu il primo a scoperchiare il vaso di Pandora, pubblicando tutte le sue ricerche in cui si mostrava come la Cannabis avesse benefici sia sul cervello e sulle malattie psichiatriche, sia sul fisico umano.

Da quel momento in poi la vera ricerca medica si è spostata in Israele, ma anche gli americani hanno continuato, militarmente, a commissionare ricerche, soprattutto sul potenziale del THC sul cervello umano, e, il sogno nel cassetto era anche quello di mettere insieme un siero della verità a base di questa pianta.

Clamorosa la ricerca degli anni 2000 da parte del team spagnolo della microbiologa Christine Sanchez dell’università di Madrid che dimostrò in vitrò che il THC uccide le cellule tumorali lasciando intatte quelle sane.

In realtà lo studio è in linea con quanto affermato dallo scopritore del Sistema Endocannabinoide, il dottor Raphael Mecholaum dell’Università di Gerusalemme:

il THC, principale e unico principio psicoattivo della Cannabis, blocca l’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni, che vanno a nutrire le cellule tumorali.

Inoltre promuove direttamente l’apoptosi, andando a riconoscere ad eliminare le cellule che sintetizzano sostanze diverse “dal normale”.

Grazie a queste due proprietà, unita alla terza non meno importante che riguarda la risposta antifiammatoria, riducendo l’infiammazione e l’infezione locale e generale, si ottengono i validi motivi per cui sono stati realizzati più di cento studi sulla Cannabis e il cancro, di cui moltissimi finanziati dal governo americano e pubblicati su pubmed dal NIH stesso.

Per il NIH nel 2017 la Cannabis “cura” il cancro, ma più che altro i suoi sintomi.
Nel 2019 precisa che non ci sono evidenze che lo curi effettivamente.
Nel frattempo però pubblica svariati studi su pubmed che tendono a dimostrare il contrario…
La ricerca è appena agli inizi e serviranno altri centinaia (come minimo) di studi per far sì che il NIH, il National Institure of Healt americano possa affermare che la Cannabis curi il cancro.

Intanto, per Lancet la chemioterpia è la prima causa di morte di tumore…
quindi un’alternativa la dobbiamo cercare, e anche presto!

Vi lascio tutti i link disponibili, in lingua originale: ad ognuno le proprie conclusioni. Le ricerche riguardano qualsiasi tumore conosciuto fino ad oggi.

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